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Parlare di venerdì in uno spazio dedicato al primo giorno della settimana? Può darsi. Perché il venerdì , il venerdì sera, sta diventando un tempo diverso. Forse questa è l’età adulta o l’arrivo di una responsabilità avanzata?
Quella sera dedicata al riposo, alla fine della settimana lavorativa da accompagnare all’aperitivo, alla cena fuori, al sogno di un amore, all’eccesso e all’imprevisto è diventata – nelle ultime settimane – un break creativo e intimistico. Si improvvisa un laboratorio: una casa privata, videoproiezioni, fotografia, scultura, colori e buona musica. Le ore trascorrono, ognuno ispira e trae ispirazione dall’arte dell’uomo accanto che mira la fronte alla propria forma espressiva. Si incrociano progetti, si è partecipi di un tetro dell’arte colmo di vita. La scelta di impegnare la notte in una simile attività di laboratorio non lascia rimpianto. Quale locale può offrire uno spazio in cui essere se stessi, liberi e creativi? Quale notte può generare la prova della forte interazione fra mani che costruiscono un supporto in plexiglas e altre che plasmano la materia viscida della plastilina?
E’ una soddisfazione sentirsi parte di un processo di generazione complesso, ne sei protagonista, motivato da un’energia nuova e appagante. Il prossimo venerdì spero di rientrare nel classico scorrimento della vita mossa e organizzata dagli altri, nel rumore di un locale o di uno sguardo che significa “sembri essere fuori dal contesto” scambiato per una promessa d’amore.
Quella sera dedicata al riposo, alla fine della settimana lavorativa da accompagnare all’aperitivo, alla cena fuori, al sogno di un amore, all’eccesso e all’imprevisto è diventata – nelle ultime settimane – un break creativo e intimistico. Si improvvisa un laboratorio: una casa privata, videoproiezioni, fotografia, scultura, colori e buona musica. Le ore trascorrono, ognuno ispira e trae ispirazione dall’arte dell’uomo accanto che mira la fronte alla propria forma espressiva. Si incrociano progetti, si è partecipi di un tetro dell’arte colmo di vita. La scelta di impegnare la notte in una simile attività di laboratorio non lascia rimpianto. Quale locale può offrire uno spazio in cui essere se stessi, liberi e creativi? Quale notte può generare la prova della forte interazione fra mani che costruiscono un supporto in plexiglas e altre che plasmano la materia viscida della plastilina?
E’ una soddisfazione sentirsi parte di un processo di generazione complesso, ne sei protagonista, motivato da un’energia nuova e appagante. Il prossimo venerdì spero di rientrare nel classico scorrimento della vita mossa e organizzata dagli altri, nel rumore di un locale o di uno sguardo che significa “sembri essere fuori dal contesto” scambiato per una promessa d’amore.
Lui ha compreso l'idea di darsi qualcosa di superiore. Un amico mi hadetto che l'Eden è, in realtà, il nostro mondo e che noi dovremmocustodirlo.Ho pensato.Spesso vaghiamo nell'inquietudine di darci qualcosa che ci sopravviva,per fare qualcosa che ci renda protagonisti nella memoria. A voltevaghiamo male, sacrifichiamo porzioni di mondo, devastiamo i cieli perun personale sogno di sopravvivenza. Così accorciamo la persistenza della memoria nel tempo, i cieli si staccano dalle calotte, franano coprono le ceneri e la memoria lasciata. Se fossimo custodi dell'Eden le nostre opere starebbero nel tempo piùa lungo, che senso ha il pensarsi infiniti nel finito ciclo dei mondi infangandosi l'anima?Così Giorgio potrebbe andare via, in Australia, abbandonare il nostrosogno e i pochi custodi di una realtà poetica e fregarsene della buona memoria.Un dubbio, il bisogno di essere compresi. Allora via il pensiero negativo, la paura di veder partire un amico. Via l'immagine dellosguardo che non è più amore e il timore di custodire e avere cura.Dovrei essere arrabbiato, corrotto e stanco ma voglio essere ancora mestesso.Troverò, per me, una frase meno cattiva e degli occhi meno incrinati dal male? Perché è semplice dare dolore, il corpo si torce nella sofferenza diuno sforzo insostenibile, ma chi è a terra può riposare e osservare lecalotte, attendere che crollino o rimandarne il botto rialzandosi.L'Eden si nutre di quell'uno sollevato.Esprimo ancora le tonalità dell'anima, ho una lacrima legata a un nastro che non porto più con me.