martedì, aprile 05, 2011

Dell'anima e delle sue 'voluzioni


Quest’anima che lascia la propria corazza incuriosita e attratta dalle disgrazie del mondo: volubile e inconsistente essenza odorosa che passa nelle narici degli uomini per darsi la proprietà della conoscenza! E’ un soffio e una nota incisa sulla strada gessata dello spazio negato, un fragore di suoni e un palpito di etere gettato nel tempo.
Mi piace immaginare un’anima complessa e inquieta in grado di sciogliere il suo peso, gli abbracci delle catene e pensarsi libera. Considero il corpo unico, singolare e composto da dolce miele che tutto può attrarre, viziare, invischiare nella sua danza contenendo quell’anima curiosa. Un’anima che non è sola, un corpo unico che forse contiene più anime, quelle selvagge, quelle spietate, quelle gentili e quelle infinite. Un fascio di anime incrociate e strette in un unico corpo di traslucido nettare, un corpo trascinato che vive del battito e del guizzo delle sottili lanuggini di anime estroverse.
Fugge la prima (anima!) e ne segue una seconda, una ne torna e tutto scuote, parla alle altre e racconta i suoi mondi. Le anime prive di materia sognano i tessuti, invidiano il loro contenitore vischioso, sono eteree e si dissolvono nella loro caducità. Non credo che le anime possano essere immortali, almeno non tutte, forse è la sola anima del poeta a trovare lunga memoria nella soave dannazione dell’eterna ricerca?
Le anime sciolte dal loro guscio, che è prigione e protezione, si levano al sole, al cielo, spesso non trovando una meta, muoiono quasi sempre.
Mi piace qui pensare che l’anima della poesia possa elevarsi, trovare un buon riparo ai piedi degli alberi bianchi e comporre il suo canto credendosi eterna.

mercoledì, giugno 02, 2010

LETTERA APERTA DA QUALCUNO

Caro amico, sto per completare i miei trenta: grazie per aver vissuto tante avventure, aver dipinto sogni, accettato sfide, vinta la lontananza che dai boschi ci ha portato in città ad inquinare il respiro e allevare il futuro. Tanti anni alle spalle e il mondo cambiato sotto i nostri passi, il PCI è svanito, il PC ha lasciato posto al MAC sui nostri banchi, i lunghi capelli sostituiti dal crine borghese, e la lotta?
Credo di avere ancora più rabbia di un tempo, rabbia intesa come desiderio di agire e migliorare il mondo che tocco oggi e che sfiorerò domani. Una forza più ragionevole ma costante come i secondi che fanno il girotondo sul quadrante incatenato al polso. Ancora trovo parole impossibili e, posando la penna sul foglio, la punta scorre come fosse l’inizio di un vinile e la musica richiama atmosfere romantiche e note ancestrali.
La vecchia Lira cambiata insieme al logo delle tv nazionali, a casa c’è ancora un televisore catodico, 14 pollici, non più in bianconero, non più Mivar senza Rete Quattro e Rai Due.
Penso di aver vissuto tante epoche e sentito il respiro del globo farsi duro e deciso, cambiato marcia, virato a largo, forzato la vita e collezionato foto memorabili: pietre di calce soffiate nel tempo che rende immortali solo nella memoria.
Allora prendi ancora il tempo, fanne un tappeto, posati a terra e gioca con i tuoi oggetti e con la sterminata fantasia, schizza un disegno, non rispettare il rigo imposto dal foglio, figli che non hai ancora saranno mai con te? Gioca con loro e raccontagli di aver conosciuto un ragazzo di trent’anni ancora disposto a gonfiare la vita di magia e arte.

Francesco

mercoledì, aprile 28, 2010

Dietro le lettere

Nei giorni pensavo a quanto siano importanti i segni, a quante forze e quanti accordi abbiano costruito la forza di alcuni nomi. Dietro le insegne luminose e la magnificenza delle lettere cubitali, ferme nella loro grazia, c’è il sangue di persone, generazioni, di una catena di uomini che hanno costruito la reputazione del nome. Sangue, accordi, dedizione, compromessi, amori, secessioni e quotidiano lavoro.
Oltre il tempo la sintesi storica in lettere che dominano le prime strade delle capitali del mondo. Quel nome di un casato, o frutto di fantasia, statico nei secoli pronto a sopravvivere agli uomini che lo hanno reso noto.
Quando si passa sotto le insegne sacre si dovrebbe tinteggiarle di rosso o di verde con la mente, essere consapevoli che il marchio nasconde sempre dietro sé le gesta di una moltitudine di vite.

sabato, gennaio 30, 2010

Le Cosce delle Sirene

I guerrieri, come si sa, perdono, vincono, si feriscono, trionfano ma restano pur sempre guerrieri, diversi senza Dio compiti nell’attraversare il mondo bruciando da due lati, scaldati dalla cera. Amare le donne e conoscere il cambiamento del corpo nel tempo, nutrirne sensibilità odiando la certezza delle proprie azioni. Parlare di sogni incompiuti e credere che sogni ancora più grandi possano avvenire, praticare la propria passione per diecimila ore, ascoltare le emozioni della vita dei nostri cari, dagli amici, dei presunti santi, pensare che il fattore X possa esser propiziato dallo scintillio degli occhi nel giorno. Salutare ogni essere vivente al mattino e pensare alla bellezza del creato prima di viaggiare nel sonno della notte, rubare con astuzia per sentirsi sporchi e tradire, solo una volta, la fiducia di chi ci ha promesso amore eterno. Perché siamo attraversati da sangue destinato a seccare, la storia è già scritta e la fine del libro è comune. Forza e coraggio nel fare i propri assoli accordando gli affetti con ciò che per noi deve e dovrà essere.
Toccare il fuoco e scoprirsi nella pioggia per provare il caldo e l’umido delle stagioni fatte di chimica, rinascita , morte e successione, non vergognarsi di ascoltare musica classica commerciale e di non aver visto la tv per qualche giorno, seguire le mode o crearle?
Avere un figlio e sperare che sia diverso da te: temperato, sano e vitale, semplice, genuino e affettuoso. Lottare per la propria casa, difendere il territorio e uccidere per conoscere tutto del mondo, essere orgogliosi del proprio talento e della poesia che vibra nelle radici delle piante, non distinguere i suoni degli strumenti costruiti dall’uomo ma sapere che essi sono e comunicano senza proferire parola. Danzare e sparlare di chi balla, coprirsi di soldi e perderli scommettendo sul proprio successo, amarsi e applicare il balsamo almeno una volta a settimana. Fare arte, trascorrere una domenica in casa, nudi a finestre aperte. Essere diversi, fare qualcosa di speciale ogni giorno per cambiare il sentimento delle cose, per soddisfare le proprie curiosità, fare esperienza e vincere perché quando il sangue fluirà verso i torrenti eterni, in qualsiasi momento esso voglia andare e liberarsi dal pesante corpo per tornare fra le poderose cosce delle Sirene del Mare, ciò che sentiremo sarà la piena soddisfazione di essere stati dei grandi amanti della vita.

domenica, ottobre 18, 2009

Roma, città eterna?


Ospite della Prenestina per cercare casa, Porta Portese sotto mano e finalmente un annuncio buono. Carlo Felice con i suoi giardini, Santa Croce in Gerusalemme con un piccolo market Margherita e un autobus sempre in ritardo per Piazza Venezia scapicollata di onorevoli e auto blu. Corso Vittorio Emanuele e Piazza del Gesù con Venditti seduto al bar e le tante Hosteria fra il Pantheon e Largo di Torre Argentina.
Il gusto delle fraschette fra Albano, Ariccia e Marino con lancio di uva e vino limpido uscito da fontane e bottoglie di plastica, la filo-diffusione per l’intero borgo, assordante e cafona. Le danze, la banda e la carne secca venduta dagli ambulanti: le coppiette.
La scoperta di Calcata e degli hippy diventati piccoli commercianti di artigianato, la campagna romana e quegli alberi alti con le chiome a forma di nuvola, il rientro in città, il miglior Kebab
e il barcone sul Tevere, Campo de’ Fiori con la focaccia bianca piena di mortadella viva e troppi turisti a bere a ridosso di Giordano Bruno. Piramide e Testaccio con spacciatori, parcheggiatori e meridionali rissosi. La firma della costituzione europea, il Qoob senza Mucca Assassina e il Dome, le bancarelle di Natale in piazza Navona, le passeggiate oltre i ponti e in piazza San Pietro, il Vaticano sbirciato dalla toppa del Giardino degli Aranci con due gendarmi pronti ad impedire il tuffo nella luce della cupola. Via dei Condotti e Via Frattina verso Piazza di Spagna e l’apertura su Trinità dei Monti, la discesa dal Pincio e la bellezza del paesaggio, il rifiuto delle rose.
Salire al Campidoglio e contemplare le statue, i Fori, la grandezza dell’uomo nella storia. Un concreto organizzato da MTV al Colosseo, i Cure e la metro rossa che incrocia la blu a Temini. Via Nazionale con i suoi tunnel e i semafori da evitare, il ritorno a notte fonda da Piazza del Popolo a Porta San Giovanni, i sanpietrini duri sotto il passo veloce della folla.
Il Mosè in via Cavour, le terme, Piazza Trilussa e il Pub Trilussa, la Menabrea e il tabacco umido, le ultime cabine telefoniche, piccole utilitarie sporche e auto d’epoca, un posacenere di cocco e le sorchette per la chimica nottura.
Lo Zip e il vino sempre a tracolla verso Piazza Re di Roma, l’erba bagnata di Circo Massimo e la FAO con tornelli d’oro e la mensa più buona della Capitale.
L’Alpheus e gli artisti gitani, il grande concerto organizzato dai sindacati, i manifesti di lotta politica, la Sapienza e il Capodanno con la testa piena di The Bends e un brindisi con i barboni dell’est.
Quelle immagini sono diventate dipinti, sketch, memoria ma non posso credere di averti vissuta tanto e intensamente, è ora di riprendere le monete da Fontana di Trevi.

domenica, settembre 27, 2009

Nulla, non fa nulla.

Le casse vuote di questi ragazzi prendono la mia attenzione, casse di legno attraversate dagli stili inviati dagli abili distributori.
Disumano ma così da sempre, nella legge di natura che punisce chi tardi l’ascolta. Scoprire la fragilità dei tuoi modelli e dei tuoi educatori, scoprire l’unica verità: i tuoi simili sono carnivori per nascita, senza alcuna differenza.
Poi le leggi umane, le religioni, le buone maniere e il piccolo mondo popolato da genitori, quartiere e scuola. Scoprire la vita significa andare oltre, conoscere il male.
La felicità ha una sola regola: partorire da adolescenti, senza invecchiare oltre. Ripopolare le fila di carnivori meno spietati perché legati a noi dal sangue, un unico casato di padri e figli che sono amici, lavoratori e compagni. E’ più difficile azzannare il sangue ed è più semplice proteggersi nella comunità familiare fatta per applicare le leggi umane solo nei propri confini e tutelare i propri interessi.
E’ la mia prima soluzione se vivo lontano da affetti privo di discendenza a scacciare i denti da braccia e gambe nell’insostenibile degenza dello spirito ricco di nullità esistenziale.