domenica, giugno 17, 2007

Decadenze per nulla munifiche

Finalmente un accento diverso! C’è un altro modo di vivere, senz’arte? Qui non sono molto meglio.
Non sono molto meglio dei tuoi capelli sconciati, non sto meglio di nessuno. Bisogna accettare la parte della vita andata, forse la parte migliore, per opportunità di scelta. Credo che mi sopravviverai e che sarà celebre la tua mediocrità. Il tuo parco e il bel viso di un bimbo, il tuo bimbo, un po’ mio, che ha solo piccoli disastri fra i pensieri.
Pensavo che tutto sarebbe trascorso eccetto il lungo abbraccio e il nostro mansueto risveglio in autunno. Quante stanze con la carta scostata dalle pareti! Oggetti nouveau roman e calendari dello scorso millennio. La nobiltà, i denari e le belle stoffe, il desiderio di stare in alto e le esistenze
superiori, sensibili. Eppure il comune progresso di svilimento inarrestabile, non lo fermano né le ricchezze e né l’amore.
Conviene lasciare un traccia munifica, sgusciare dalla folla, dall’individuo, dal male di essere al mondo per gioco e senza scopo. Il valore come immagine restituita alla società estesa, immagini delle romantiche reazioni all’insistenza dei mali, alla ricomposizione dell’umanità e della sbrindellata purezza.
Ricostruire le stanze non solo per noi -facendone comparti isolati- ma per la gente che fra sé cela l’individuo più importante e senza tempo. Vivere fuori dal segmento mediano e dalla scura mediocrità!

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