La delusione è quella caduta dell’umore e dei progetti che sembra essere la derisione della propria vulnerabilità.
Ci credo, immagino un futuro, penso che andrà così e agisco di conseguenza. Preparo il costume e vado in scena, è un costume d’epoca e non c’entra nulla con quelli ipermoderni indossati dagli altri.
Il copione è sbagliato, ho sbagliato. Che delusione!
Tutto questo tempo a memorizzare la parte e cucire i polsini alla camicia. Il gusto è indescrivibile, l’aroma di questo tradimento delle attese è penetrante e disgustoso. Sono inadeguato di fronte al pubblico che già si chiede che ruolo avrà l’unico anacronistico giullare. Mi tocca dire qualcosa,
pronunciare la mia battuta sperando che in qualche modo s’inquadri nel contesto o improvvisare un pensiero e attendere fischi e applausi.
sabato, dicembre 29, 2007
domenica, dicembre 02, 2007
No ipse dixit
Quando c'erano le scritte di partito sulle pareti, e i comizi per l'elezione delle giunte comunali avevano i colori tradizionali dell'Italia che votava, molti candidati attribuivano i propri pensieri ai grandi maestri. Consuetudine, appresa a ogni livello, tirare nel discorso un grande nome a giustificare un'affermazione importante.
Subito il transito ad altro abuso: nessuna citazione nè richiamo ad altri sistemi di pensiero.
Tante particelle con la propria teoria ritenuta "assoluta", teorie senza riferimenti nè conoscenze, una sorta di presuntuosa verità che molti possiedono per scienza infusa.
Bocche riempite da affermazioni personali con pretesa di universalità, riempite da pensieri personali ma assoluti.
La presunzione di sapere sempre tutto e di essere "migliori" è una bella difesa (patetica).
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