domenica, gennaio 28, 2007

Un telaio infranto

Questa notte sembra essere uno stagno di preghiere infilzate dal tormento, dopotutto è difficile riposare se stai per compiere un’azione importante.
Sciacquerò il viso fra poche ore e indosserò la brachessa, sì.. porterò con me il berretto nuovo e un martello rugginoso.
Chi parla? Dove risiede il mio pensiero? La voce del pensiero sta nel mio corpo, è in me?
Se è così.. posso toccarla, vederla? Posso almeno sapere se questo pensiero è nella gamba, nelle falangette, in testa o nel cuore?
Se mozzo la punta di un dito non cesso di pensare, se taglio le mie gambe sento ancora questa voce. Se non uccido nessuno dei miei organi fondamentali resto pensante. Si direbbe quindi la testa.. in testa c’è la fonte del pensiero!Ma allora il cuore? Senza cuore si è destinati a morire. Un cuore ucciso può ancora essere oggetto dl pensiero. Resta allora il cervello a coprire il mistero di questa ossessiva voce.
E’ luce dalla finestra, Nottingham riprende vita, devo andare in fabbrica.
E se il pensiero fosse esterno alla carne? Lo scoprirò presto.
E’ ora di uscire,
forse, nel tempo,
la città si ricorderà di me.

lunedì, gennaio 22, 2007

CRASH

Sì, ok. Mi fai credere che sei stata via in Libano libera da lacci e che non hai amato nessun’altro, compro la stoffa dal camiciaio e mi dice che le cifre costano perché il mercato negli ultimi anni è impazzito, il professore parla di ecologia animale facendo capire che chi frequenta avrà una sicura sufficienza, il direttore non può assumere ma se l’azienda guadagna guadagniamo tutti, il benzinaio al faidatè insiste per mescere da sè il carburante nel serbatoio, la battona dice che però non bacia mai in bocca i clienti, la moglie dell’assistente hardware sostiene che il pc funziona pago vado via accendo il computer: schermata di errore azzurra CRASH!, il medico generico conta in mente i suoi guadagni entro in sala gli stringo la mano mi sfiora mi dà un antibiotico gli dico che ho già fatto mi dà un surrogato cancerogeno dice che è lo stress e che noi giovani siamo in balia del no future scopro la schiena ausculta chiede se fumo, la cassiera vuole uneuroediciannovecentesimi le do un euro e venti si tiene il centesimo non emette uno scontrino aggiuntivo non mi importa nulla dei soldi ma la grande distribuzione fattura in nero fantastiliardi di centesimi, a casa websurfo con UMTS e guardo il blog di Beppe il più visitato d’Italia capisco che molti con me avvertono l’ingiustizia e mi domando perché le cose continuino a non cambiare, dopo la Cura in tv la predica di un uomo ingiacchettato: “l’arte dei vagabondi di Chicago è un’arma contro lo stato delle cose, brutti deviati che la sera servono ai tavoli per poter pagare i loro vizi creativi!”Mi hanno anestetizzato ma ancora ogni relazione mi appare contraddittoria, contraffatta. Mi consolo pensando che il sacrificio sia per l’ordine sociale, per una migliore governabilità delle orde umane, poi penso che stiamo parlando di monarchia edulcorata e che la mia generazione stia perdendo senza generare azione. Cosa devono toglierci ancora? L’autostima è il valore più prezioso e può far rasentare la felice vita, i messaggi schizofrenici l’hanno crivellata e ora non si esce il sabato sera e non si possono avvicinare donne perché ti ritrovi lo spray acido negli occhi…“No, non fumo, ho smesso perché le compagnie del tabacco hanno fatto un ottimo marketing vendendo un comportamento pericoloso come qualcosa fascinoso e maledetto, hanno costruito un costume” il medico dice che dovrei iniziare per aerare i bronchi e smaltire lo stress lavorativo. Non fumo ma scrivo ancora, un brutto vizio.

lunedì, gennaio 15, 2007

Ife del Lunedì

Cara Madre,

un giorno una studentessa triste mi chiese un sogno. I suoi occhi erano aggettanti e vuoti, la pelle gonfia aveva un’antenna per poro, era sensibile questa bambina brutta e depressa.
Nella carriera di maestro capita spesso di sentirsi dire: “Babbo, raccontami una favola”, o “ Maestro, mi canti una poesia?”.
Mai nessuno aveva però chiesto un sogno, non la sua narrazione ma un vero sogno, uno di quei pensieri che continuano al risveglio dando un senso alla luce e al fumo del sentiero.
“Il sogno che porto dentro non posso cederlo..” – pensai concentrando la fronte;
Ma quella ragazzina non aveva chiesto un mio sogno né un sogno per dormire meglio, voleva che quel gonfiore sottopelle scomparisse dal suo corpo e che non infastidisse più nessuno in questa città.
Mentre, rigido e arroccato, cercavo di quadrare le categorie del possesso, dell’Io e della proprietà singolare, la bimba mi stava chiedendo, credendomi più grande di lei, di risolvere un grosso, grosso problema.
Il peso delle nozioni, delle frasi, di ogni morte vissuta e delle troppe filosofie ingerite, ha devastato negli anni il mio pensiero più profondo, il mio corpo nelle sue intenzioni. La semplicità di una parola e di una soluzione è un’imprecazione per chi studia i libri ma ha grande valore per chi ha qualcosa da costruire rinunciando a essere un uomo dolente imbavagliato nell’impotenza del tempo terreno; chi sa leggere e volta pagina e agisce è in grado di toccare il mondo risuonando con esso nel suo sublime armonico diaframma.
Quindi io che ho per me le teorie e che le ho insegnate sempre così come a mia volta ho saputo apprenderle non posso dare nulla alle brutte bambine che chiedono un sogno per chi come loro, prima ancora che per sè. L’egoismo, i denari, gli amori negati, il cardellino seppellito vivo in cortile, le rabbie della primavera, la ruggine dei sapori, la deformazione dei gomiti, il vino e l’acrimonia, la fine del sogno privato mi hanno reso mediocre, un mediocre insegnante.
Anch’io, da bambino basso gonfio e ancora umano, ho chiesto un sogno per me. Tu, Madre, mi hai regalato ciò che desideravo.
Ho sbagliato all’epoca la mia richiesta e mi illudo ancora di avere un sogno per me, da proteggere.
Così, quando la ragazzina fissata al suolo attendeva una mia risposta, non ho potuto fare altro che inginocchiarmi e riempire di lacrime i suoi occhi.

mercoledì, gennaio 10, 2007

Il vai via

Cosa pensavi di essere? Sei distratta e ferma nelle fasce della domenica. Ho visto il fuoco sul lato blu delle tue dita, la farina sparsa e le morbide anse del cotone, mi sono detto: - Sei, nei miei confronti, come il letto sul quale dormo, che non sa nulla dei miei sogni. Allora dovrò distrarmi, necessariamente. Agito un elastico e fiondo via un bottone che colpisce la finestra aperta, il bottone resta in casa. Mi preparo al salto, vesto calze e pettino con la sinistra un ciuffo elettrico. Poggio le mani e faccio leva per uscire, andare oltre e camminare nel cortile; senza alcuna spinta, senza elastici detonanti. Uscire dal quadrato è talmente semplice da destare sospetti, c'è un blocco nello schema degli eventi e nelle prefigurazioni. Per fortuna ricordo che a volte il mio animo può avvertire nuovo dolore e resto ad aspettare, penso che di giorno le nuvole sono alte, restano lì cangianti, spesso ignorate dagli uomini. La stessa sorte è riservata alle stelle, numerose e brillanti, che riposano nel blu profondo, sconfitte dall'aura elettromagnetica delle città nuove.
Poi bussi e hai il viso dell'Arte, sei in movimento e stringi il mio collo di rabbia e affetto. Usciamo insieme, oltre la porta, a correre nel cortile perchè abbiamo 8 anni e molti giochi e sogni da mostrare alla natura.