mercoledì, gennaio 10, 2007

Il vai via

Cosa pensavi di essere? Sei distratta e ferma nelle fasce della domenica. Ho visto il fuoco sul lato blu delle tue dita, la farina sparsa e le morbide anse del cotone, mi sono detto: - Sei, nei miei confronti, come il letto sul quale dormo, che non sa nulla dei miei sogni. Allora dovrò distrarmi, necessariamente. Agito un elastico e fiondo via un bottone che colpisce la finestra aperta, il bottone resta in casa. Mi preparo al salto, vesto calze e pettino con la sinistra un ciuffo elettrico. Poggio le mani e faccio leva per uscire, andare oltre e camminare nel cortile; senza alcuna spinta, senza elastici detonanti. Uscire dal quadrato è talmente semplice da destare sospetti, c'è un blocco nello schema degli eventi e nelle prefigurazioni. Per fortuna ricordo che a volte il mio animo può avvertire nuovo dolore e resto ad aspettare, penso che di giorno le nuvole sono alte, restano lì cangianti, spesso ignorate dagli uomini. La stessa sorte è riservata alle stelle, numerose e brillanti, che riposano nel blu profondo, sconfitte dall'aura elettromagnetica delle città nuove.
Poi bussi e hai il viso dell'Arte, sei in movimento e stringi il mio collo di rabbia e affetto. Usciamo insieme, oltre la porta, a correre nel cortile perchè abbiamo 8 anni e molti giochi e sogni da mostrare alla natura.

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