domenica, marzo 25, 2007

Il macinapepe chiamato “università"


L’iniziativa “L’università della notte” organizzata a Roma nella sua seconda edizione mi lascia in testa considerazioni agrodolci. Ho immaginato la resa degli atenei e dei cento corsi di laurea senza storia e senza corrispondenza sul mercato.
Tanti anni lì, nel pozzo e nel nido – pubblico o privato –, ad assaggiare il gusto di un obiettivo personale: un esame da superare, una valutazione da esporre in cornice.
Questo eterno presente fatto di abitudini trascorse, del rito dello studio e della preparazione al competere e all’arrivare, determina - in molti casi - un voto ultimo che smarrisce il senso della preparazione stessa rendendola “interessata” più che interessante.
Forse l’università è stata licealizzata e lo spazio per la difesa di alcuni importanti diritti umani e intellettuali si è contratto alla faccia del miglior accesso alle informazioni, ma chi fissa lo sguardo solo sulla propria avventura non vive la danza delle culture, resta fuori e spira. Si legge poco, chi legge non sempre ama scrivere. La scrittura costituisce una nicchia nella nicchia e Ci sono soluzioni? Forse. Torniamo a scrivere e scriviamo senza fare troppa attenzione agli equilibri perturbabili condividendo i nostri saperi! Si può provare e il web ci aiuta diventando un flusso di libero pensiero.

lunedì, marzo 19, 2007

Bon ton Baby!

Sentite questa notizia: “ Uomo grosso con figlia acchittata erutta in pubblico locale e mostra di essere un cafone”.Provare percezioni legate agli stimoli sensoriali che derivano dalla sfera fisica individuale o dall'ambiente circostante rappresenta un’esperienza comune. Sentire, avvertire, provare qualcosa per il mondo e per gli altri. Sentirsi e darsi del bene, essere saldi e sapersi umani. Ognuno ha un suo sentire che in alcuni diventa “sensibilità”, disposizione a provare in modo accentuato sentimenti ed emozioni. La sensibilità è spesso velatamente sommessa alla debolezza, il sensibile è un po’ meno forte, è tarato dalla propria struttura mentale, dagli interrogativi che lo rendono empatico, a volte, e chiuso nel senso di dar fastidio: piccolo come un chiodo che viene percosso, reattivo più del fosforo, dolce come il miele di fichi cotti.Il soggetto senziente ha il suo pronto dovere, il dovere di rispondere della sua capacità di avvertire il mondo e i sentimenti. Tanto non potrà mai fingere di essere diverso, trascorsa la sbornia e sfumato il sapore della bocca marcita dall’alcol, da lontano l’eco del mondo lo avvicina. Lui ne distingue le parole, rinuncia all’oblio e diventa “sentibile”, porta la voce dei fiume e della terra in tempesta e accetta l’inquietudine la vita scandalosa perché in sorte gli è dato di vivere per testimoniare, per destare e attivare chi lavora-produce-crepa senza pensarsi, senza avere pensiero del segno che ciascuno può dare al mondo e alla storia.La SENTIBILITA’ è la capacità di avvertire l’ingiustizia, di manifestare e pronunciare le voci distanti che tanto bene possono fare alla giungla di scorrettezze e di paura che, ahinoi, è di questo mondo.Leggendo la rassegna stampa di questo lunedì anch’io ho pensato che quell’uomo fosse un cafone e un prepotente.

domenica, marzo 11, 2007

Sole bastardo marcisci su di me

Mi hai dato paura e mi muovo, mi muovo. Muovo verso il tempo che scrolla -incurante- le sue ore. Attendiamo il buio e che le giornate diventino brevi e che la luce crolli e che la notte porti la luna. La notte fatta per sognare e perdersi nella commozione dell'immensa volta celeste. Siamo sul cornicione e stringiamo le dita a formare un sugoso pomo, sono strette le nostre mani. Ti dico che sarebbe un peccato dormire, sprecare la poesia della vita che percorre i nostri corpi. Perché è notte e, chi ama, fissa la lenticchia lunare e sospira una nota. La dolcezza si moltiplica, vorrei scrivere con gessi colorati le sensazioni e la poesia di questo momento, dirti che siamo una certezza che sono sicuro di amarti che staremo sempre insieme e che dipingerò a tempera per non disturbare il profumo della nostra camera. Sono in estasi e sto amando la natura, l'arte, il sentimento.
Poi la tua voce. Dobbiamo dormire è già lunedì ho fissato la sveglia dobbiamo far carriera essere concreti comprare il pane prenotare il coiffer comparare i prezzi non darci baci senza lingua "i neon sono il nostro sole".
Io resto istupidito: black out.
Poi sciogli la tua mano, lasci cadere i miei sogni evitando ogni dolcezza.

domenica, marzo 04, 2007

Le piccole strade del buio

Il mastro fornaio di un piccolo paese del sud produceva delle ottime pagnotte fatte nelle notti di luna crescente. Con lui un piccolo plotone di apprendisti e garzoni che, sempre fischiettanti, saltellavano, impastavano, cuocevano e caricavano il pane sul furgone del fornaio. Ogni singolo abitante del paesello era felice di poter mordere la fragrante pasta abbinata a marmellate o salumi di montagna.
Il lavoro andava bene ma era faticoso. Il mastro fornaio iniziò ben presto a non vedere il bello della sua attività e l'unicità della sua ricetta, la produzione di pagnotte iniziò a diminuire. Ben presto egli si ammalò di tristezza, chiuse il forno e si spostò in città, ad essere apprendista di un bottegante di dadi.
A volte sono i piccoli dettagli, le piccole difficoltà e le bazzecole a cambiare un destino. Ci si aspetta sempre un evento importante, tale da giustificare la fine dei sogni, la tristezza e il calo di vita. Invece è il piccolo disagio... è la piccolezza a lasciar franare i cieli! QUando si va avanti non sempre le direzioni del percorso sono giustificate da cause forti, spesso l'incapacità di vestire la sfida e la stralunata paura sono il vero motivo della resa. Le piccolezze ci distruggono, in particolar modo se reiterate, ed è un peccato dimenticare nel tempo le sciocche cause di ciò che siamo diventati.