sabato, dicembre 29, 2007

FISCHI TRISTI

La delusione è quella caduta dell’umore e dei progetti che sembra essere la derisione della propria vulnerabilità.
Ci credo, immagino un futuro, penso che andrà così e agisco di conseguenza. Preparo il costume e vado in scena, è un costume d’epoca e non c’entra nulla con quelli ipermoderni indossati dagli altri.
Il copione è sbagliato, ho sbagliato. Che delusione!
Tutto questo tempo a memorizzare la parte e cucire i polsini alla camicia. Il gusto è indescrivibile, l’aroma di questo tradimento delle attese è penetrante e disgustoso. Sono inadeguato di fronte al pubblico che già si chiede che ruolo avrà l’unico anacronistico giullare. Mi tocca dire qualcosa,
pronunciare la mia battuta sperando che in qualche modo s’inquadri nel contesto o improvvisare un pensiero e attendere fischi e applausi.

domenica, dicembre 02, 2007

No ipse dixit



Quando c'erano le scritte di partito sulle pareti, e i comizi per l'elezione delle giunte comunali avevano i colori tradizionali dell'Italia che votava, molti candidati attribuivano i propri pensieri ai grandi maestri. Consuetudine, appresa a ogni livello, tirare nel discorso un grande nome a giustificare un'affermazione importante.
Subito il transito ad altro abuso: nessuna citazione nè richiamo ad altri sistemi di pensiero.
Tante particelle con la propria teoria ritenuta "assoluta", teorie senza riferimenti nè conoscenze, una sorta di presuntuosa verità che molti possiedono per scienza infusa.
Bocche riempite da affermazioni personali con pretesa di universalità, riempite da pensieri personali ma assoluti.
La presunzione di sapere sempre tutto e di essere "migliori" è una bella difesa (patetica).

lunedì, novembre 26, 2007

Non sentirmi imbecille



Fresco e non sorrido, voglio alzarmi solo se la tazza fuma di buon latte Stella.
Quello che era in vetro, grasso e che i pediatri prescrivevano in cambio di abnormi
tubi catodici e vacanze in vetta bianca.
Lunedì mattina è un dramma, ho dormito molto fra festeggiamenti, nessuna sveglia nelle solite
micro-vacanze della settimana terminata. Adoro il mio lavoro e le giornate corrono, forse troppo.
Non voglio andare, poi mi sbrino e faccio dieci ore di monitor, relazioni e idee con piacere e profondo amore. Forse è l’interruzione del breve riposo, forse la svogliata negligenza dell’homo faber, forse solo il freddo. Starei meglio di notte a parlare, scrivere e sentire. Salterei il mattino ma “Che fare?”. Ci sono regole nell’organizzazione e nelle concessioni solari. Così sbuffando sommo il respiro al fumo della Stella e mi rifaccio il gusto per inghiottire la pigrizia. Lunedì, eccomi!

domenica, novembre 18, 2007

Prova con questo


Sono a casa e non capisco cosa stia accadendo, piove tanto e non faccio caso alle stagioni.
Una domenica tranquilla prima dei nuovi corsi, da domani. Francese, leopoldogia internazionale, epistemologia delle macchine semplici e mi riprometto di frequentare con profitto.
Ma sono scazzato, i “miei” spendono un capitale per garantirmi università e svago. Poi l’affitto e qualche dubbio sul futuro. Qualche domenica fa ho creato un CV che ho spedito a cento aziende, ho inserito una laurea che non ho, eccellenze in lingua e informatica, ho creato un curriculum eccezionale ma nulla. Nessuna risposta, nessun colloquio, nessun lavoro e nessun soldo!
Prova, invia un tuo CV, come se avessi finito l’università e fossi laureato, come se fossi meglio di ciò che sei. A quel punto capisci che è tutta una farsa. Facciamo qualcos'altro, non pieghiamoci sui libri, non consumiamo le ore a corteggiare un voto. La realtà non è di carta, è comodo sperare e restare inerti, ma è una bugia, è il tempo che ci frega e non saremo mai più così forti.
La pigrizia della nostra domenica è l’angoscia impossibile che domani non ci farà dormire, di corsa a recuperare ciò che non potrà più essere.

domenica, novembre 11, 2007

Fa nulla, ‘fanc**o!


Mi alzo svogliatamente e trascorro le ore fra caffè, sigaretta e parole alla tv. Lavo la coscienza su MSN e, al massimo, inoltro due mail “catena” che non ho scritto personalmente ma che approvo per il loro oggetto sociale.
L’unico libro che cerco di finire da anni è "Buongiorno pigrizia" di Corinne Maier.
So che il mondo accoglie la gente organizzata in comunità strutturate come alveari o formicai e alcuni
producono le carte da gioco, altri le mischiano le danno sul tavolo e giocano, altri ancora osservano.
Io osservo, sono pigro e osservo. Pochi pensieri per vivere con calma senza compromissioni né emozioni ulcerose. Non combatto e mi rassegno sparpagliando qualche critica sul tavolo verde
dell’azzardo. Ho portato i capelli lunghi sulle spalle per otto anni ma non ho fatto nulla per
incarnare la mia rivolta, molti come me hanno aspettato troppo, hanno rimandato, sono diventati
adulti e precari, non flessibili ma fragili e poi indolenti per proteggersi dai cattivi. In fondo cosa
dovrei pretendere? Chi mi ama mi accetta e per me il lunedì è solo un’altra domenica bruciata fra
caffeina, nicotina e onde radio. Leggo un’altra pagina e poi pausa!

lunedì, novembre 05, 2007

Equilibri iniqui

Brutto stare sullo sperone dell'equilibrio. Si sta bene ma con paura,
si sta come d'autunno..
Eppure la sinusoide dell'esistenza si torce lungo un assone ricco di
stimoli, avventure e cedimenti.
All'equilibrio segue la caduta, si parlerebbe altrimenti di stasi.
Fasi di destabilizzazione, di risalita e di nuove pianure. Quando sei
insabbiato non hai nulla da perdere e se guadagni bene risali con gusto,
se sei nello spiazzo per un soffio tutto è più difficile. La notte fai brutti sogni
e le spalle sono vulnerabili. Poi c'è la sfida, la voglia di restare, di cadere
protetti dalla conchiglia inguinale.
Sentieri, delusioni, felicità, reload e tanti motivi ricamati per giustificare
un percorso iniquo, incline alla rottura e agli stimoli più torbidi.
Stiamo o risaliamo?

lunedì, ottobre 29, 2007

Finito al lunedì

Oggi è un lunedì trascorso, una parola, due documenti e troppe aperture su fronti diversi, malsani e uggiosi.

Chiudo il desk e neppure il tempo di agire poeticamente, solo numeri, icone, mattanze, sospiri e grugniti. Adoro questo gioco, la poca luce, l’ora solare che stordisce in modo naturale. Adoro le piante senza radici, rugose, vestite d’autunno e fragili.

Fragili ife sottomesse al terreno pesante, zuppo e scuro come pece.

Driin, driin, facs facs, meill meill, toc toc e niente riflessione ma flusso d’intenso comunicare. Questa è la vita? Questa è la vita. Poco tempo e poco importa.

lunedì, ottobre 22, 2007

Generazione “fai da te”


Ha ricaricato il telefono on-line, acquistato su e-bay una perfetta imitazione del Parka.
Si è loggato su blog, community, e-banking, ha caricato immagini e pensieri nel mondo virtuale.
Certo, il cadavere del “reale” non è stato ancora rinvenuto ma sappiamo che è morto!
A me non sta bene, esco e faccio da me benzina, ritiro un film da un punto 24 H.
Cerco di conoscere, stare in relazione e condividere con qualcuno queste operazioni.
Distributore di tabacco, lattine e, anche al supermarket, carta elettronica.
Più veloce, più comodo.. sì, ma voglio carne, imprevisti e incomprensioni. Voglio l’amore del “far per te” perché, a pensarci bene, “fai da te” può significare “nessun aiuto, sono ca**i tuoi!”.

pic by Piriongo

martedì, ottobre 16, 2007

Muovimi!

Lunedì, è il piacere del caffé che macchia le stelle del lago. La pausa ti dà sollievo e credi di essere libero di occupare il tuo tempo con i sorrisi di amici, preti e bikers.
Il resto è nulla e l’umidità del paesaggio sfiora ogni senso, ti invita alla notte non fatta così bella per dormire ma per la coscienza dell’infinito, del tuo infinito.
Poi il rientro in città chiama, è lunedì, ancora.
Cambia tutto. Ti chiedi “Ma quello ero io? Non sono poi così romantico!”.
Il caffé si rovescia sulle punte poco assorbenti delle scarpe nuove.

lunedì, ottobre 08, 2007

Arrivo, dopo

Dopo aver letto “L’arte di insultare” di Schopenhauer ho scoperto di essere stato insultato, spesso, a mia insaputa.
Dopo aver ascoltato “Instrument” dei Fugazi ho capito che si può varcare l’oceano senza svendersi; dopo l’estate ho saputo rinunciare alle tinte autunnali dipingendo fiocchi di neve.
Dopo averlo visto cadere come un’incudine nel mare ho pensato che anche a 21 anni si può perdere.
Dopo aver mangiato le tue labbra sono diventato una persona migliore?
Dopo un caffè forte ho avuto il piacere di ammazzarlo.

Dopo ho capito di amare diverse cose, ho capito di adorare le cose diverse.

lunedì, ottobre 01, 2007

Casta ma non pura

Li chiamavano soffitti di cristallo, parlavano di scala mobile e di risorse ascritte quei sociologi della carta stampata.

In pratica, oltre i bei termini e le metaforizzazioni, il concetto è chiaro da tempo: non si sale perché c'è olio bollente a impanare braccia e gambe. Quindi, se nella palude sei nato come pulcino implume, salire la china non sarà semplice! Ma chi lo vuole?

La presenza di gruppi corporativi è inaccettabile, lo stato sociale appare deprivato di fiducia e di animo concreto. Un po' come vivere con le mani colme di staffilobò, convivere con infezioni agli occhi e alle labbra. Stare nel disordine, nell'ingiusto e mangiare con mani sporche. Essere complici dello status quo ante. Non dissentire è il più bel peccato. La forza del dissenso è anima della concretezza.

p.s.: pic by Piriongo

lunedì, settembre 17, 2007

Pinocchio non è un burattino

Possibile?Non dormivo così a lungo da mesi e, peggio, non sognavo coscientemente da troppo tempo.
Poi, finalmente, un ingorgo d'immagini oniriche. Chi ti vedo? Il faccione del primo ministro in primissimo piano a dire politica priva di convinzione. "Mandateli tutti a casa!" gridava qualcuno tra la folla. Mi sposto nel sogno e discuto con un amico nei pressi delle rovine delle terme di Diocleziano. Riappare Boris, amico perso, mi invita a pranzo dicendo "Vi faccio mangiare in abbondanza con poco...", cameriere di hostaria turistica.
Sfuma la sequenza e non riesco a connettere il senso delle immagini. Sono scarichi della mente otturata da 'sti sogni?
Un burattino che naviga un flusso di emozioni, rappresentazioni ed errori, ma Pinocchio era una marionetta. Tutti possono sbagliare.

lunedì, settembre 10, 2007

Le lunghe fitte della memoria (part two)

Scopri allora di essere ciò per cui sei stato fatto. Il bimbo triste per il nuovo rientro dalle vacanze, il ragazzo malinconico senza lavoro, l’adulto solitario che ama la società ma che preferisce i silenzi insostenibili.

Sei ancora qui, incompleto e svogliato, incapace di comunicare con padre, madre e Signore. Sei certamente sbagliato in questa corsa nella vita; ritorna poi il nodo che due anni fa ha determinato ciò che in questi due anni non hai realizzato.

Senza amore né perdono, sempre più intollerante e cosciente delle cose. Troppo cosciente e disilluso, quasi a un passo dal vivere un gioco in cui ogni sentimento è negato. Poi lacrimi per Nuovo Cinema Paradiso e risenti il cuore. Ti riscalda come una spiaggia assolata quel segnale cupo che dal petto sale a toccare ogni tua lacrima. Un dolore troppo aspro.


lunedì, settembre 03, 2007

Le lunghe fitte della memoria (part one)


Un bel momento di vuoto, un lungo momento di decompressione.
Alcuni vivono segnati dall’incessante caccia e lasciano fuggire il perfetto presente che, unito alla semplicità e all’assenza del rimpianto, costituisce la magione dell’animo felice.
In questo momento credi che non ci sia nulla di più romantico dello scrivere in solitudine disteso sul letto della sera… credi sia un atto di giustizia tornare a scrivere quando gli amici sono tanti a chiacchierare al tuo fianco.
Fermarsi. Inchiostrare i fogli perché mai come ora ciò che senti di essere, ciò che sei, è dato da ciò che leggi su quei fogli al risveglio.
Lì c’è la tua essenza, la tua verità, averla sempre fra le mani – presente e materiale – potrebbe darti aiuto.
Resta la completezza di un percorso metaforizzato, un luogo in cui incontrare sé stessi, lo scrigno dei pensieri rappresi su quaderni e quaderni. In immagini, riproduzioni, cartoon, e poi, nelle infinite parole.

p.s.: pic by Velella


lunedì, luglio 16, 2007

Web immortality

Chi comunica la comunione delle relazioni?

Tim O’Reilly lo ha chiamato Web 2.0 ed è l’approccio alla rete che negli ultimi anni ha affermato la centralità dell’utente nella produzione e distribuzione di contenuti.

Moltissimi hanno già compilato il loro profilo, la loro biografia. I più coinvolti, incluso il sottoscritto, hanno un sito personale, un blog e registrazioni attive su community e siti di social sharing. Un’esposizione del privato, la narrazione biografica del sé portata al massimo turgore. Tante immagini, le migliori, un po’ meno parole e tantissimi amici e contatti virtuali. Il bene della comunicazione mediata che aspira a raggiungere la totalità dei propri interlocutori.

Adoro questa modalità di esternare il proprio estro ma allo stesso tempo rifletto su questo bisogno globale, sulla necessità di essere protagonisti: “Perché?”. Una sorte di biografia precoce esaltata e condivisa. Come le immagini scattate agli Indiani d’America, una civiltà decimata e sfinita. Cercare il segno dell’irripetibile sorridendo di una brutta sorte globalmente percepita?

martedì, luglio 03, 2007

Spettacolo spettacular (1 luglio 2007)

Quelle stelle sono gli occhi di un pubblico vivo compreso nella
grazia di uno spazio un tempo dedicato ai bagni turchi.
Da un paio di anni il Fitzcarraldo di Milano è il teatro estetico di una cultura elegante e sensuale distribuita in un'ampia superficie che include una luminosa galleria d'arte.
Florilegio ha esibito la sua
arte con incanto, intrecciando le expo pittoriche alla lounge music,
il teatro all'acqua silenziosa, l'esibizione a sorpresa del maestro
di chitarra Antonio Amodeo al live painting dell'Artiere Piero.
Aperitivo e arte, ma non solo. I vibranti passi di coloro che hanno vissuto l'evento, la frenesia di percorsi descritti dall'Artiere Hugo e l'innamoramento per quel progetto trasognante, pieno e incredibile che è Florilegio Ars Factory...
tutto in una serata memorabile e perfetta; una domenica alla quale il lunedì è seguito pigro e indolente. Dopo il volo l'atterraggio e nel cuore la spettacolare impressione tracciata dai visi dell'arte.

pic d'autore: PIRIONGO

domenica, giugno 17, 2007

Decadenze per nulla munifiche

Finalmente un accento diverso! C’è un altro modo di vivere, senz’arte? Qui non sono molto meglio.
Non sono molto meglio dei tuoi capelli sconciati, non sto meglio di nessuno. Bisogna accettare la parte della vita andata, forse la parte migliore, per opportunità di scelta. Credo che mi sopravviverai e che sarà celebre la tua mediocrità. Il tuo parco e il bel viso di un bimbo, il tuo bimbo, un po’ mio, che ha solo piccoli disastri fra i pensieri.
Pensavo che tutto sarebbe trascorso eccetto il lungo abbraccio e il nostro mansueto risveglio in autunno. Quante stanze con la carta scostata dalle pareti! Oggetti nouveau roman e calendari dello scorso millennio. La nobiltà, i denari e le belle stoffe, il desiderio di stare in alto e le esistenze
superiori, sensibili. Eppure il comune progresso di svilimento inarrestabile, non lo fermano né le ricchezze e né l’amore.
Conviene lasciare un traccia munifica, sgusciare dalla folla, dall’individuo, dal male di essere al mondo per gioco e senza scopo. Il valore come immagine restituita alla società estesa, immagini delle romantiche reazioni all’insistenza dei mali, alla ricomposizione dell’umanità e della sbrindellata purezza.
Ricostruire le stanze non solo per noi -facendone comparti isolati- ma per la gente che fra sé cela l’individuo più importante e senza tempo. Vivere fuori dal segmento mediano e dalla scura mediocrità!

sabato, giugno 09, 2007

Find your style

Ho sempre adorato gli artisti ma non so cosa possa essere arte.

Qualcuno mi ha detto che la parola “poesia” è vecchia, così come lo è la parola “artista”.

Sono troppo spesso gli operatori dell’arte a definire questi termini "arcaismi". Ma allora, se queste parole, unite ad altre come “rivoluzione” – “movimento” – “fantasia” –“politica”, non possono essere utilizzate, come si può definire quel pezzo di realtà e di idea che questi segni un tempo indicavano?

Senza la parola cade il contesto, cade il significato al quale essa rimanda. Quando gli artisti dicono “Non chiamatemi artista, non lo sono!” non hanno più difese, non hanno più suoni per indicare il loro ambito. Un rifiuto delle regole e del passato, uno sperimentalismo che non ha alcun bisogno di lettere oppure una mancata definizione di opere nobili denigrate dagli stessi operatori di settore?

L’azione frammentata e l’acceso individualismo del "senza nome" hanno più volte ucciso la cooperazione culturale e la produzione artistica. Avere uno stile lontano dalla propria credibilità rende l’arte preda degli altri affari umani. E’ una storia infinita.

martedì, maggio 29, 2007

La rete, l'amo, la bocca facile

30 ore distante dalla rete. Sono riuscito a evitare Internet per l'intero fine settimana preferendo
attività - per me - alternative. Lavare la macchina, ribaltare il guardaroba, guardare la tv (un paio di gustosi episodi
del tenente Colombo).
Ora l'altra macchina è là, dentro le ossa dell'ufficio, ad aspettare il mio indice. "Click" e si apre e dischiude le
applicazioni, il puntatore impazza fra icone e finestre.
30 mail indesiderate, almeno, da accartocciare. Quelle che detesto di più contengono offerte commerciali e, ultime,
le mail di poste.it, evidente caso di phishing.
Penso a quante persone abbocchino all'amo e siano vittime di un silenzioso esercito di ladri.
Che la rete sia un altro mondo possible lo si capisce dalla diffusione di Second Life e delle community di incontri. La
virtualizzazione. Il reale è saturo, l'incertezza si avverte con evidenza. Così il mio giudizio sul web è ambiguo. Devo
riflettere ancora, da una parte la frode e dall'altra "realtà" come Florilegio (la prima community d'arte nata sul territorio italiano).
Ma oggi è lunedì, devo cancellare questo spam e concentrarmi sul lavoro, devo fare web.

p.s.: pic d'autore, grazie PIRIONGO!!

sabato, maggio 12, 2007

Troppa rigidità

Decisioni confuse. Le idee che avrebbero voluto cambiare il mondo sono nate qui, poco distanti dal letto ricamato a mano. La tentazione di suonare di far sanguinare le corde, un'irresistibile attrazione alla musica, sempre su questa sedia, in questa stanza. Le migrazioni disordinate, i sogni di affetto, l'amore profondo, attese e malattie, le telefonate in equilibrio. Estate delle notti a spasso nella poesia del bagliore estetico. Nell'inverno -nei ritorni da nord- l'idea di Florilegio, di fotografare l'amicizia e darla all'eternità lunga una vita. Già, il perimetro chiuso, due lustri o poco più, anni eccessivamente intensi.Poi l'età adulta, stessa verve creativa, altro taccuino. Bianco nel nero e nero sul bianco, nessun colore o special texture.Ho un eccesso di materia da sbattere sul web, fra carte, acrilici e intonazioni. Ho intenzione di fotografarmi così come si fotografa chi sa che il tempo è pochi anni e che bisogna frugare in sè per scovare un'idea, farla crescere e innamorarsene come fosse l'ultima donna della propria adolescenza.

giovedì, aprile 26, 2007

Per ogni traccia di te sul mio cuore

Le crisi, la vita e l’amore. Cento tradimenti da attraversare: questo è il percorso e muovendoti attiri proiettili, sei inquieto, vai giù, ti parli ma non trovi risposte. Eppure quei denti che cariano il cuore perché sorridevano prima e ora chissà cosa stringono. Potresti essere felice fra crisi, in vita, con amore. Prima il corpo che rallenta e soffre, ti tradisce il respiro e hai freddo alle mani, se non puoi fidarti delle braccia e degli organi interni come puoi fuggire? Poi la cultura (sì, tradisce anche lei!) la cultura che s’incaglia nella bocca, che ti fa parlare e vedere le sgrammaticature e che, infine, ti rende solo e nervoso. C’è il tradimento del mestiere che ti accompagna da folti anni, quel tradimento che ti affonda e a volte si quieta ma c’è anche la gioia della tua professione così bella da farsi troppi amanti! Gli amici di scuola e di partito, i colleghi di università, i fratelli di sangue, tutti - nel tempo - tradiscono, a volte vanno via oppure - condividendo le tue debolezze - sollecitano il dolore.
Questa serie di sfide, di prove e di tormenti accompagna chi è inquieto e chi gioca con parole, colori e magie toccando la purezza. Il corpo, il diploma, la laurea, il lavoro, la cultura, gli amici... E pensi di essere forte perché hai resistito nel tempo e ora sì, potresti essere sereno, potresti fermarti e colmare quel maledetto senso di espiazione (di cosa poi?). Giusto il tempo di uno sguardo e nel sonno tornano il tradimento più doloroso e la delusione più stringente.
E’ strano sognarti ancora, con un taglio corto e una nuance chiara indaffarata a non ascoltare, a non avvertire la mia presenza. Siamo in un paesino antico tinto di rosa, il luogo che desideravo, il posto da condividere con le persone importanti frutto degli incontri rincorsi nelle città e nei templi. Io egoista nel tentativo di stringere a me ogni affetto, di stare con te, illuso di tornare e dirti mia. Ma è troppo tempo in là, contorto nella crisi che fiacca l’amore e la vita. Spero di superarti,di resistere ancora, di scordare finalmente. Perché i tuoi denti hanno sciolto i lacci dei passi che non so riannodare.

giovedì, aprile 19, 2007

www.myspace.com/aroncheroes

Aron sbarca anche su Myspace.. un altro web impegno per divulgare arte e cultura!!

martedì, aprile 10, 2007

La grande Bohème

Guarda un po’ questo scemo di trent’anni che divide ancora un appartamento con altri idioti! Ha le lenzuola a letto da 6 settimane -le stesse- , lavatrice rotta, stoviglie arrampicate in una piramide di sporcizia a sfiorare il solaio. In casa sono sempre in 7/8 a prendere caffè, birra e girare messicani. Non parlano di nulla, sorridono e qualcuno si incappuccia e inizia a giocare con una palla di gomma.
Nella sua stanza c’è un letto pensile con 4 doghe tenute insieme da nastro da imballaggio che crea un effetto amaca e un bidone di cicche spente, un puzzo insopportabile.
A sinistra c’è un ripiano-scrivania, più in là una sedia e una scala di metallo, aperta, alla quale sono attaccate poche grucce a simulare un armadio. Eppure c’è un laptop a terra, surriscaldato e inservibile, due calze di spugna dalla pianta scura nell’angolo a destra. Nessuna finestra, il pc servirebbe per ultimare la tesi ma gli amici di 35 anni, laureati da 10, lavoricchiano e, in pratica, vivono ancora come lui.
Il frigo è un deserto spezzato da roba inutilizzabile: un quarto di limone vizzo, due croste di grana, una latta di pomodori scoperchiata. In casa solo il caffè e la birra, ma la moka è sempre sporca, fa i funghi e ha la guarnizione bruciata mentre la birra è calda perché nessuno la mette in frigo. Nel terzo millennio le stanze dall’affitto esorbitante, non dichiarato e sporco, costituiscono gli appartamenti della povertà che, se per qualche anno possono essere affascinanti, nel tempo assumono la faccia della decadenza più abietta.
Quel buco è la gabbia di una nuova generazione, dell’impotenza (perfino nella gioventù!) e delle fuga. Non si sa cosa sia la Bohème ma vi si è costretti non per scelta ma per imbarazzo. Un imbarazzo che non permette neppure di affacciarsi in piazza o di chiedersi cosa sia la gestione separata dei fondi previdenziali.

lunedì, aprile 02, 2007

Nuovo look per il blog!








Nuova veste grafica per il blog Extreme Experimental Art e una buona occasione per rendere omaggio agli amici con alcune belle immagini che sono ormai storia..

domenica, marzo 25, 2007

Il macinapepe chiamato “università"


L’iniziativa “L’università della notte” organizzata a Roma nella sua seconda edizione mi lascia in testa considerazioni agrodolci. Ho immaginato la resa degli atenei e dei cento corsi di laurea senza storia e senza corrispondenza sul mercato.
Tanti anni lì, nel pozzo e nel nido – pubblico o privato –, ad assaggiare il gusto di un obiettivo personale: un esame da superare, una valutazione da esporre in cornice.
Questo eterno presente fatto di abitudini trascorse, del rito dello studio e della preparazione al competere e all’arrivare, determina - in molti casi - un voto ultimo che smarrisce il senso della preparazione stessa rendendola “interessata” più che interessante.
Forse l’università è stata licealizzata e lo spazio per la difesa di alcuni importanti diritti umani e intellettuali si è contratto alla faccia del miglior accesso alle informazioni, ma chi fissa lo sguardo solo sulla propria avventura non vive la danza delle culture, resta fuori e spira. Si legge poco, chi legge non sempre ama scrivere. La scrittura costituisce una nicchia nella nicchia e Ci sono soluzioni? Forse. Torniamo a scrivere e scriviamo senza fare troppa attenzione agli equilibri perturbabili condividendo i nostri saperi! Si può provare e il web ci aiuta diventando un flusso di libero pensiero.

lunedì, marzo 19, 2007

Bon ton Baby!

Sentite questa notizia: “ Uomo grosso con figlia acchittata erutta in pubblico locale e mostra di essere un cafone”.Provare percezioni legate agli stimoli sensoriali che derivano dalla sfera fisica individuale o dall'ambiente circostante rappresenta un’esperienza comune. Sentire, avvertire, provare qualcosa per il mondo e per gli altri. Sentirsi e darsi del bene, essere saldi e sapersi umani. Ognuno ha un suo sentire che in alcuni diventa “sensibilità”, disposizione a provare in modo accentuato sentimenti ed emozioni. La sensibilità è spesso velatamente sommessa alla debolezza, il sensibile è un po’ meno forte, è tarato dalla propria struttura mentale, dagli interrogativi che lo rendono empatico, a volte, e chiuso nel senso di dar fastidio: piccolo come un chiodo che viene percosso, reattivo più del fosforo, dolce come il miele di fichi cotti.Il soggetto senziente ha il suo pronto dovere, il dovere di rispondere della sua capacità di avvertire il mondo e i sentimenti. Tanto non potrà mai fingere di essere diverso, trascorsa la sbornia e sfumato il sapore della bocca marcita dall’alcol, da lontano l’eco del mondo lo avvicina. Lui ne distingue le parole, rinuncia all’oblio e diventa “sentibile”, porta la voce dei fiume e della terra in tempesta e accetta l’inquietudine la vita scandalosa perché in sorte gli è dato di vivere per testimoniare, per destare e attivare chi lavora-produce-crepa senza pensarsi, senza avere pensiero del segno che ciascuno può dare al mondo e alla storia.La SENTIBILITA’ è la capacità di avvertire l’ingiustizia, di manifestare e pronunciare le voci distanti che tanto bene possono fare alla giungla di scorrettezze e di paura che, ahinoi, è di questo mondo.Leggendo la rassegna stampa di questo lunedì anch’io ho pensato che quell’uomo fosse un cafone e un prepotente.

domenica, marzo 11, 2007

Sole bastardo marcisci su di me

Mi hai dato paura e mi muovo, mi muovo. Muovo verso il tempo che scrolla -incurante- le sue ore. Attendiamo il buio e che le giornate diventino brevi e che la luce crolli e che la notte porti la luna. La notte fatta per sognare e perdersi nella commozione dell'immensa volta celeste. Siamo sul cornicione e stringiamo le dita a formare un sugoso pomo, sono strette le nostre mani. Ti dico che sarebbe un peccato dormire, sprecare la poesia della vita che percorre i nostri corpi. Perché è notte e, chi ama, fissa la lenticchia lunare e sospira una nota. La dolcezza si moltiplica, vorrei scrivere con gessi colorati le sensazioni e la poesia di questo momento, dirti che siamo una certezza che sono sicuro di amarti che staremo sempre insieme e che dipingerò a tempera per non disturbare il profumo della nostra camera. Sono in estasi e sto amando la natura, l'arte, il sentimento.
Poi la tua voce. Dobbiamo dormire è già lunedì ho fissato la sveglia dobbiamo far carriera essere concreti comprare il pane prenotare il coiffer comparare i prezzi non darci baci senza lingua "i neon sono il nostro sole".
Io resto istupidito: black out.
Poi sciogli la tua mano, lasci cadere i miei sogni evitando ogni dolcezza.

domenica, marzo 04, 2007

Le piccole strade del buio

Il mastro fornaio di un piccolo paese del sud produceva delle ottime pagnotte fatte nelle notti di luna crescente. Con lui un piccolo plotone di apprendisti e garzoni che, sempre fischiettanti, saltellavano, impastavano, cuocevano e caricavano il pane sul furgone del fornaio. Ogni singolo abitante del paesello era felice di poter mordere la fragrante pasta abbinata a marmellate o salumi di montagna.
Il lavoro andava bene ma era faticoso. Il mastro fornaio iniziò ben presto a non vedere il bello della sua attività e l'unicità della sua ricetta, la produzione di pagnotte iniziò a diminuire. Ben presto egli si ammalò di tristezza, chiuse il forno e si spostò in città, ad essere apprendista di un bottegante di dadi.
A volte sono i piccoli dettagli, le piccole difficoltà e le bazzecole a cambiare un destino. Ci si aspetta sempre un evento importante, tale da giustificare la fine dei sogni, la tristezza e il calo di vita. Invece è il piccolo disagio... è la piccolezza a lasciar franare i cieli! QUando si va avanti non sempre le direzioni del percorso sono giustificate da cause forti, spesso l'incapacità di vestire la sfida e la stralunata paura sono il vero motivo della resa. Le piccolezze ci distruggono, in particolar modo se reiterate, ed è un peccato dimenticare nel tempo le sciocche cause di ciò che siamo diventati.

domenica, febbraio 25, 2007

IF Monday


Parlare di venerdì in uno spazio dedicato al primo giorno della settimana? Può darsi. Perché il venerdì , il venerdì sera, sta diventando un tempo diverso. Forse questa è l’età adulta o l’arrivo di una responsabilità avanzata?
Quella sera dedicata al riposo, alla fine della settimana lavorativa da accompagnare all’aperitivo, alla cena fuori, al sogno di un amore, all’eccesso e all’imprevisto è diventata – nelle ultime settimane – un break creativo e intimistico. Si improvvisa un laboratorio: una casa privata, videoproiezioni, fotografia, scultura, colori e buona musica. Le ore trascorrono, ognuno ispira e trae ispirazione dall’arte dell’uomo accanto che mira la fronte alla propria forma espressiva. Si incrociano progetti, si è partecipi di un tetro dell’arte colmo di vita. La scelta di impegnare la notte in una simile attività di laboratorio non lascia rimpianto. Quale locale può offrire uno spazio in cui essere se stessi, liberi e creativi? Quale notte può generare la prova della forte interazione fra mani che costruiscono un supporto in plexiglas e altre che plasmano la materia viscida della plastilina?
E’ una soddisfazione sentirsi parte di un processo di generazione complesso, ne sei protagonista, motivato da un’energia nuova e appagante. Il prossimo venerdì spero di rientrare nel classico scorrimento della vita mossa e organizzata dagli altri, nel rumore di un locale o di uno sguardo che significa “sembri essere fuori dal contesto” scambiato per una promessa d’amore.

domenica, febbraio 18, 2007

Come il conte Mascetti

Che catena di problemi in così poco tempo! Eppure, quando si è soddisfatti della propria posizione e di ciò che si è, ogni fase trascorsa - anche la più nera - appare in qualche misura formativa.Ora il problema è che molti fattori si sono stretti la mano nel dare calci ai sogni, le soluzioni sembrano essere distanti dalla realtà. Bisogna considerare che il dramma delle brutte giornate e dei periodi di buio investe un po' tutti, che tutti portano un vuoto nello stomaco e che la vera differenza sta nella capacità di reagire e aprire un sorriso.C'è anche da dire che il vuoto ha un peso diverso. Esistono infatti vuoti enormi e tanti piccoli vuoti che si uniscono, c'è il piccolo vuoto profondo e tante mancanze intergalattiche. Il male di stare al mondo cresce con l'esposizione alle intemperie. Chi fa molto e stringe rapporti ha molte più possibilità di essere colpito, andando avanti ci si accorge che il livello di difficoltà - proprio come per i videogames - aumentà e che i nostri nemici sono sempre più grossi. Ma che cavolo mangiano?
Capisco allora perchè mediamente si decida di poltrire, di non fare e di muoversi con circospezione considerando gli altri dei disgraziati pronti a ricavare profitto dal debole. Questo stato di sospetto e di strategia rende il mondo un posto strano, a tratti invivibile. Però c'è una differenza fra la lotta vera, che può essere una pietra dura e precisa, e la rassegnazione.La lotta ha una possibilità di successo mentre la rassegnazione è una sicura sconfitta. Oggi è il primo giorno di una nuova settimana e potevo svegliarmi arreso, ma ho forgiato nella notte l'armatura ai piedi del mio letto. Lì a terra, dove c'è la paura dell'ignoto, ma anche dove di giorno c'è il rifugio dalle sculacciate materne. Così, scalzo come i nobili decaduti, vado a combattere e sono felice perchè il coraggio è una grande qualità anche quando la supercazzola perde contatto con terapia tapioco.

lunedì, febbraio 12, 2007

Se Giorgio va in Australia

Lui ha compreso l'idea di darsi qualcosa di superiore. Un amico mi hadetto che l'Eden è, in realtà, il nostro mondo e che noi dovremmocustodirlo.Ho pensato.Spesso vaghiamo nell'inquietudine di darci qualcosa che ci sopravviva,per fare qualcosa che ci renda protagonisti nella memoria. A voltevaghiamo male, sacrifichiamo porzioni di mondo, devastiamo i cieli perun personale sogno di sopravvivenza. Così accorciamo la persistenza della memoria nel tempo, i cieli si staccano dalle calotte, franano coprono le ceneri e la memoria lasciata. Se fossimo custodi dell'Eden le nostre opere starebbero nel tempo piùa lungo, che senso ha il pensarsi infiniti nel finito ciclo dei mondi infangandosi l'anima?Così Giorgio potrebbe andare via, in Australia, abbandonare il nostrosogno e i pochi custodi di una realtà poetica e fregarsene della buona memoria.Un dubbio, il bisogno di essere compresi. Allora via il pensiero negativo, la paura di veder partire un amico. Via l'immagine dellosguardo che non è più amore e il timore di custodire e avere cura.Dovrei essere arrabbiato, corrotto e stanco ma voglio essere ancora mestesso.Troverò, per me, una frase meno cattiva e degli occhi meno incrinati dal male? Perché è semplice dare dolore, il corpo si torce nella sofferenza diuno sforzo insostenibile, ma chi è a terra può riposare e osservare lecalotte, attendere che crollino o rimandarne il botto rialzandosi.L'Eden si nutre di quell'uno sollevato.Esprimo ancora le tonalità dell'anima, ho una lacrima legata a un nastro che non porto più con me.

p.s. : foto di LoveMoz

lunedì, febbraio 05, 2007

www.aroncheroes.deviantart.com

Aron Cheroes on deviant art!

Corsa al Bunker

Naaaaaa.. non è possibile! Dappertutto il medesimo trillo verso i cambiamenti della geosfera e la maleducazione incalzante.
Che ne pensi Nick?Niiick??
Io dico che il generale clima di contrarietà abbia infettato il nostro comportamento e che lo stato di natura stia per vincere definitivamente. E pensare che immaginavo una civiltà pulita fondata su virtù greche e sorrisi di comprensione.
Invece, il modo di definire l’educazione una debolezza e l’idealismo un’illusione, ha affermato la forza - non dell’oltreuomo - ma del sagace sadico.
C’è una corsa al bunker e, in questo moto, tutto è travolto. L’upgrade dell’imago ci ha reso più deboli, non è colpa della buona educazione, ma dell’educazione incompleta, frutto dell’ampliamento della forma non accompagnata dal medesimo sviluppo del pensiero.
In qualche modo, pensare bene, protegge da ogni aggressione e genera civiltà valorose mentre il mancato pensiero di sé scolla l’individuo dal gruppo, lo rende individuale ma privo di identità, lo fa avanzare senza riflessione. Il semplice “Perché sto facendo ciò?” sarebbe il meglio per una composizione sociale più umana.
Poi è vero che la purezza dell’uomo è un tipo ideale a cui tendere e che i Greci erano pederasti, ma a me piace avere ancora immaginazione e sogni perché tu, Nick, sei già dentro e godi del tuo movimento isolato in uno spazio di brutto cemento.

domenica, gennaio 28, 2007

Un telaio infranto

Questa notte sembra essere uno stagno di preghiere infilzate dal tormento, dopotutto è difficile riposare se stai per compiere un’azione importante.
Sciacquerò il viso fra poche ore e indosserò la brachessa, sì.. porterò con me il berretto nuovo e un martello rugginoso.
Chi parla? Dove risiede il mio pensiero? La voce del pensiero sta nel mio corpo, è in me?
Se è così.. posso toccarla, vederla? Posso almeno sapere se questo pensiero è nella gamba, nelle falangette, in testa o nel cuore?
Se mozzo la punta di un dito non cesso di pensare, se taglio le mie gambe sento ancora questa voce. Se non uccido nessuno dei miei organi fondamentali resto pensante. Si direbbe quindi la testa.. in testa c’è la fonte del pensiero!Ma allora il cuore? Senza cuore si è destinati a morire. Un cuore ucciso può ancora essere oggetto dl pensiero. Resta allora il cervello a coprire il mistero di questa ossessiva voce.
E’ luce dalla finestra, Nottingham riprende vita, devo andare in fabbrica.
E se il pensiero fosse esterno alla carne? Lo scoprirò presto.
E’ ora di uscire,
forse, nel tempo,
la città si ricorderà di me.

lunedì, gennaio 22, 2007

CRASH

Sì, ok. Mi fai credere che sei stata via in Libano libera da lacci e che non hai amato nessun’altro, compro la stoffa dal camiciaio e mi dice che le cifre costano perché il mercato negli ultimi anni è impazzito, il professore parla di ecologia animale facendo capire che chi frequenta avrà una sicura sufficienza, il direttore non può assumere ma se l’azienda guadagna guadagniamo tutti, il benzinaio al faidatè insiste per mescere da sè il carburante nel serbatoio, la battona dice che però non bacia mai in bocca i clienti, la moglie dell’assistente hardware sostiene che il pc funziona pago vado via accendo il computer: schermata di errore azzurra CRASH!, il medico generico conta in mente i suoi guadagni entro in sala gli stringo la mano mi sfiora mi dà un antibiotico gli dico che ho già fatto mi dà un surrogato cancerogeno dice che è lo stress e che noi giovani siamo in balia del no future scopro la schiena ausculta chiede se fumo, la cassiera vuole uneuroediciannovecentesimi le do un euro e venti si tiene il centesimo non emette uno scontrino aggiuntivo non mi importa nulla dei soldi ma la grande distribuzione fattura in nero fantastiliardi di centesimi, a casa websurfo con UMTS e guardo il blog di Beppe il più visitato d’Italia capisco che molti con me avvertono l’ingiustizia e mi domando perché le cose continuino a non cambiare, dopo la Cura in tv la predica di un uomo ingiacchettato: “l’arte dei vagabondi di Chicago è un’arma contro lo stato delle cose, brutti deviati che la sera servono ai tavoli per poter pagare i loro vizi creativi!”Mi hanno anestetizzato ma ancora ogni relazione mi appare contraddittoria, contraffatta. Mi consolo pensando che il sacrificio sia per l’ordine sociale, per una migliore governabilità delle orde umane, poi penso che stiamo parlando di monarchia edulcorata e che la mia generazione stia perdendo senza generare azione. Cosa devono toglierci ancora? L’autostima è il valore più prezioso e può far rasentare la felice vita, i messaggi schizofrenici l’hanno crivellata e ora non si esce il sabato sera e non si possono avvicinare donne perché ti ritrovi lo spray acido negli occhi…“No, non fumo, ho smesso perché le compagnie del tabacco hanno fatto un ottimo marketing vendendo un comportamento pericoloso come qualcosa fascinoso e maledetto, hanno costruito un costume” il medico dice che dovrei iniziare per aerare i bronchi e smaltire lo stress lavorativo. Non fumo ma scrivo ancora, un brutto vizio.

lunedì, gennaio 15, 2007

Ife del Lunedì

Cara Madre,

un giorno una studentessa triste mi chiese un sogno. I suoi occhi erano aggettanti e vuoti, la pelle gonfia aveva un’antenna per poro, era sensibile questa bambina brutta e depressa.
Nella carriera di maestro capita spesso di sentirsi dire: “Babbo, raccontami una favola”, o “ Maestro, mi canti una poesia?”.
Mai nessuno aveva però chiesto un sogno, non la sua narrazione ma un vero sogno, uno di quei pensieri che continuano al risveglio dando un senso alla luce e al fumo del sentiero.
“Il sogno che porto dentro non posso cederlo..” – pensai concentrando la fronte;
Ma quella ragazzina non aveva chiesto un mio sogno né un sogno per dormire meglio, voleva che quel gonfiore sottopelle scomparisse dal suo corpo e che non infastidisse più nessuno in questa città.
Mentre, rigido e arroccato, cercavo di quadrare le categorie del possesso, dell’Io e della proprietà singolare, la bimba mi stava chiedendo, credendomi più grande di lei, di risolvere un grosso, grosso problema.
Il peso delle nozioni, delle frasi, di ogni morte vissuta e delle troppe filosofie ingerite, ha devastato negli anni il mio pensiero più profondo, il mio corpo nelle sue intenzioni. La semplicità di una parola e di una soluzione è un’imprecazione per chi studia i libri ma ha grande valore per chi ha qualcosa da costruire rinunciando a essere un uomo dolente imbavagliato nell’impotenza del tempo terreno; chi sa leggere e volta pagina e agisce è in grado di toccare il mondo risuonando con esso nel suo sublime armonico diaframma.
Quindi io che ho per me le teorie e che le ho insegnate sempre così come a mia volta ho saputo apprenderle non posso dare nulla alle brutte bambine che chiedono un sogno per chi come loro, prima ancora che per sè. L’egoismo, i denari, gli amori negati, il cardellino seppellito vivo in cortile, le rabbie della primavera, la ruggine dei sapori, la deformazione dei gomiti, il vino e l’acrimonia, la fine del sogno privato mi hanno reso mediocre, un mediocre insegnante.
Anch’io, da bambino basso gonfio e ancora umano, ho chiesto un sogno per me. Tu, Madre, mi hai regalato ciò che desideravo.
Ho sbagliato all’epoca la mia richiesta e mi illudo ancora di avere un sogno per me, da proteggere.
Così, quando la ragazzina fissata al suolo attendeva una mia risposta, non ho potuto fare altro che inginocchiarmi e riempire di lacrime i suoi occhi.

mercoledì, gennaio 10, 2007

Il vai via

Cosa pensavi di essere? Sei distratta e ferma nelle fasce della domenica. Ho visto il fuoco sul lato blu delle tue dita, la farina sparsa e le morbide anse del cotone, mi sono detto: - Sei, nei miei confronti, come il letto sul quale dormo, che non sa nulla dei miei sogni. Allora dovrò distrarmi, necessariamente. Agito un elastico e fiondo via un bottone che colpisce la finestra aperta, il bottone resta in casa. Mi preparo al salto, vesto calze e pettino con la sinistra un ciuffo elettrico. Poggio le mani e faccio leva per uscire, andare oltre e camminare nel cortile; senza alcuna spinta, senza elastici detonanti. Uscire dal quadrato è talmente semplice da destare sospetti, c'è un blocco nello schema degli eventi e nelle prefigurazioni. Per fortuna ricordo che a volte il mio animo può avvertire nuovo dolore e resto ad aspettare, penso che di giorno le nuvole sono alte, restano lì cangianti, spesso ignorate dagli uomini. La stessa sorte è riservata alle stelle, numerose e brillanti, che riposano nel blu profondo, sconfitte dall'aura elettromagnetica delle città nuove.
Poi bussi e hai il viso dell'Arte, sei in movimento e stringi il mio collo di rabbia e affetto. Usciamo insieme, oltre la porta, a correre nel cortile perchè abbiamo 8 anni e molti giochi e sogni da mostrare alla natura.